Illegio, il borgo del coraggio: recensione della mostra 2024

Diresti mai che un borgo sperduto sui monti possa diventare ostello di grandi opere e importanti mostre? E che visitatori giungano da tutto il mondo per convergere in un centro di appena 300 residenti? Eppure è così: Illegio, a quota 700 metri sulle Alpi Carniche, è un piccolo paradiso immerso nel verde. Un borgo rurale "come una volta", ma che nasconde un amore per l'arte grande come le montagne che lo circondano. Vieni con me?

Borgo di Illegio, visita alla mostra d'arte

Illegio è famoso per i suoi scorci fiabeschi, tra corsi d'acqua e mulini, con le montagne come sfondo. Mentre passeggi per il borgo, l'unica increspatura nel silenzio è lo scorrere incessante dei ruscelli. Arrivando da Tolmezzo, la strada si ferma a Illegio: non è un luogo di passaggio, ci devi andare apposta. E fidati, dopo il mio articolo...vorrai andarci eccome! 😉

È una splendida mattina di sole, quando io e mio padre partiamo da Cividale alla volta della Carnia. La meta è uno dei borghi più belli del Friuli, Illegio, dove ci attende una splendida mostra d'arte: "Il coraggio", che sancisce anche il ventesimo anniversario delle mostre di Illegio. Don Geretti, il curatore della mostra, ha persino ricevuto una lettera da Papa Francesco per questo!

Arriviamo verso le dieci. Abbiamo l'ingresso prenotato per la mostra a mezzogiorno, così ne approfittiamo per fare un giro. L'unico sintomo della presenza di molte persone sono le innumerevoli auto parcheggiate all'inizio del paese - ed è per questo, tra l'altro, che ti consiglio di non arrivare all'ultimo minuto.

Il bello di Illegio è che non c'è bisogno di tanto sforzo per apprezzarlo: ovunque ti giri, troverai uno scorcio d'incanto. Tra case rurali, mulini e corsi d'acqua, le montagne tutt'intorno, panni stesi che ondeggiano al vento, ti sembrerà di essere in un'altra epoca. Qui sei lontano da tutto.

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Mostra di Illegio 2024: perché visitarla, durata e opere esposte

La mostra si svolge alla Casa delle Esposizioni fino al 3 novembre 2024. È obbligatoria la prenotazione e si accede solo con visita guidata - accompagnati da più guide durante il percorso - tramite il sito ufficiale.

Se vuoi sapere quanto ci vuole per vedere la mostra, sappi che la visita è durata circa un'ora e mezza.

Il tema della mostra di quest'anno è il coraggio, declinato in tutte le sue forme: il coraggio di combattere, di parlare, di osare, di migliorare.Sono ben quaranta le opere esposte, tra quadri e sculture, tutte di grande pregio, di artisti celebri e di nicchia. Sappi che undici di queste opere provengono da collezioni private...quindi potrebbe essere la tua unica occasione per vederle!

Un esempio è questo San Gerolamo in preghiera di Guercino - grande esponente della Roma barocca - esposto al pubblico per la prima volta in assoluto. Molto emozionante, non c'è che dire.

Ah, una curiosità: San Gerolamo ha tradotto la Bibbia dal greco antico al latino ed è per questo il Santo patrono dei traduttori.

Come lo so? Oltre che blogger e copywriter, sono una traduttrice! 🙂

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Il tema del coraggio non è stato scelto a caso: siamo in un momento storico molto fragile, all'indomani di una pandemia che ha messo il ginocchio il mondo intero ed esacerbato conflitti e crisi valoriali. Bisogna ricominciare a cercare la giustizia, ad agire in prima linea, a combattere per la diffusione delle proprie idee. Sconfiggere la paura, e non voltarsi dall'altra parte. Forse questa mostra vuole infondere nuova speranza in chi la visita, presentando i grandi artisti del passato come ispirazione. Perché ieri, come nel mondo buio di oggi, anche l'arte diventa prova di coraggio.

Ma quali artisti famosi ci sono quest'anno alla mostra?

Le punte di diamante sono senz'altro Pietro Perugino (con il San Sebastiano dalla Galleria Borghese di Roma) e Caravaggio (Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi), ma anche Vasilij Kandinskij e Arnaldo Pomodoro, esponenti di spicco del Novecento a chiusura del percorso.

La Presa di Cristo nell'Orto degli Ulivi, in particolare, è una vera chicca, non solo per la sua bellezza...ma anche per la sua storia! Pensa che il legittimo proprietario, l'antiquario Mario Bigetti, ha dovuto attendere diciotto anni di vicissitudini giudiziarie per ritornare in possesso di questo quadro, da lui acquistato legalmente. Ma andiamo in ordine.

Si tratta di un olio su tela del 1602, ma ne esiste una seconda versione, conservata alla National Gallery of Ireland di Dublino. La versione di Bigetti ha una storia assurda: andò perduta nel Settecento, a seguito di un furto, e per anni se ne persero le tracce. Fu ritrovato solo nel secolo scorso, ma non fu attribuito a Caravaggio solo fino al 2003, quando Bigetti lo acquistò e lo sottopose alle analisi radiografiche. Nel 2004, però, un privato citò in giudizio Bigetti, sostenendo di essere lui il legittimo proprietario. E da lì, il calvario.

Ora, il fatto che la versione di Bigetti sia l'originale perduto rimane ancora solo un'ipotesi, tra l'altro osteggiata da diversi studiosi...ma quanto sarebbe affascinante, se vera? È proprio il caso di dirlo: questo quadro e la sua storia sono a loro volta una prova di coraggio degna di stare in questa mostra!

Illegio: dove mangiare dopo una scorpacciata d’arte!

Illegio dove mangiare, cucina carnica
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Io lo dico sempre: l'arte va goduta a stomaco pieno! Siccome stavolta l'ingresso era proprio a mezzogiorno, ti consiglio un posto dove ho gustato sia uno spuntino veloce, sia un pranzo a base di cucina carnica!

Il posto si chiama La Buteghe di Pierute e si trova vicino alla Casa delle Esposizioni. Oltre a essere davvero bello, serve certe leccornie! Pensa che qualche anno fa era stato selezionato da Alessandro Borghese per 4 Ristoranti.

Prima dell'ingresso alla mostra abbiamo ordinato dei crostini con la mortadella, una vera bontà! A pranzo, invece, abbiam ordinato un tagliere con affettati e formaggi misti e un bel piatto di cjarsons della tradizione. La ricetta del ripieno è segreta, ma contiene erbe e uvetta...da leccarsi i baffi!

Per oggi è tutto! Ti consiglio caldamente di visitare la mostra di Illegio, è incredibile anche solo pensare che capolavori di tale calibro si trovino riuniti in un borgo sperduto della montagna friulana... ci vediamo alla prossima avventura!

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